L’analista avverte: in Europa il peggio non è ancora passato

Non fatevi illusioni, voi che avete salutato la vittoria di Macron brindando allo scampato pericolo. Che avete visto nello stop di Wilders in Olanda il segnale della fine precoce dei nazionalismi xenofobi. E che saluterete il prevedibile esito del voto tedesco ?in settembre come la pietra tombale sulla rivolta degli elettori contro l’establishment.

Come se Trump e Brexit fossero l’amaro calice che l’Occidente transatlantico ingurgiterà in un tempo tutto sommato breve per tornare al mondo che conoscevamo prima dei due shock che l’hanno scosso. Torna con questo messaggio Andrew Spannaus, il giornalista-analista statunitense che qualche mese prima di quell’8 novembre 2016, quando ancora tutti ?i sondaggisti e i politologi davano per certa la vittoria di Hillary Clinton, in totale solitudine previde l’ingresso dell’“alieno” alla Casa Bianca. Con “Perché vince Trump” (Mimesis 2016) Spannaus aveva fatto centro, sulla scorta di un argomentare che solo ?a posteriori parve ai più così stringente, logico. Persino ovvio.

A distanza di pochi mesi Spannaus torna in libreria con “La rivolta degli elettori. Il ritorno dello stato e il futuro dell’Europa” (Mimesis, pp. 110, € 10), e ancora una volta mette in guardia ?le élite e l’elettorato europeo più moderato. Attenti alle vittorie ?di Pirro, ammonisce Spannaus: dopo i risultati in Olanda, Francia e Germania «l’Unione europea sembrerebbe salva», scrive l’analista americano che da tempo vive in Italia: «le forze politiche che propongono l’uscita dall’euro non andranno al governo, si potrà tirare un sospiro di sollievo e dichiarare vittoria contro il populismo. Sarebbe un errore gravissimo». Ancora una previsione secca. Con un argomentare che in poche pagine scava a fondo nella genesi dei populismi, e sulle cause (soprattutto economiche) non ancora rimosse.