Quando fu cacciata dal suo impiego per aver rifiutato di indossare scarpe alte, Nicola Thorp fece scoppiare un caso sui media internazionali e lanciò una petizione per rafforzare le norme contro la discriminazione. Ora la sua lotta è arrivata davanti ai parlamentari britannici

Quel giorno in cui Nicola Thorp fu spedita a casa e lasciata senza paga per aver rifiutato di indossare i tacchi alti previsti dal suo impiego come receptionist di una società della City di Londra, di certo non poteva immaginare che quel rifiuto si sarebbe trasformato in una nuova forma di lotta civile. Dopo quella giornata nera, Thorp ha fatto partire una petizione online per chiedere al governo norme più stringenti, tali da impedire che altre donne possano, in futuro, subire discriminazioni o essere licenziate a causa di un 'dress code' sessista e antiquato.

La petizione, firmata da oltre 150mila persone, è stata discussa il 6 marzo al Parlamento britannico; la discussione dovrebbe servire a rende più efficace il Britain's 2010 Equality Act che proibisce le discriminazioni sul lavoro in base al genere, l'età o l'orientamento sessuale. Un membro della commissione che si sta occupando della vicenda ha commentato infatti che, al momento attuale, “le aziende hanno la possibilità di non osservare le norme vigenti perché la possibilità di incorrere in gravi conseguenze è minima. La commissione EHRC (Equality and Human Rights Commission) deve trovare nuovi modi per supportare gli appelli contro la discriminazione ed evitare che il peso delle denunce cada pesantemente sulle donne, in particolare coloro che già hanno una posizione lavorativa precaria”.

La laburista Helen Jones, come riportato dal New York Times che si occupa della vicenda in un lungo articolo, ha dichiato: “è scioccante: le donne inglesi sono sottoposte a un doppio standard sul posto di lavoro che appartiene più alla metà dell'Ottocento che alla contemporaneità”.

Molte altre impiegate, dopo che la storia di Nicola Thorp è stata ripresa dai media internazionali, hanno denunciato di essere state costrette a usare i tacchi alti fin quando i piedi sanguinavano e non erano più in grado di camminare, mentre gli esperti convocati da Jones hanno citato studi sugli effetti negativi, a lungo termine, di indossare scarpe a tacco alto per troppe ore di seguito, tra i quali problemi all'anca e di equilibrio.

Tra le dichiarazioni di dipendenti di grandi e piccole società, c'è chi è stata costretta a sbottonare la camicetta durante il periodo natalizio per incrementare le vendite, o a tingersi i capelli di biondo.

Il governo britannico ha dichiarato dopo il dibattito parlamentare che "il dress code delle aziende deve essere ragionevole e fare richieste equivalenti a uomini e donne. Questa è la legge e i datori di lavoro devono rispettarla”. Come riporta il New York Times, anche l'ex ambasciatrice degli Stati Uniti alle Nazioni Unite ha voluto dire la sua sul tema. Su Twitter ha dichiarato che la “prossima petizione deve chiedere agli uomini di indossare tacchi alti per nove ore di seguito prima di insistere affinché lo facciano le donne”.