«Una pagina nera per il Parlamento». Viene definita così dal leader del Partito della Famiglia l'approvazione della legge sul fine vita. Ma non è l'unico: nel centrodestra in molti hanno criticato duramente il voto di questa mattina al Senato

«Introduce l’eutanasia, cancella l’obiezione di coscienza dei medici, obbliga qualsiasi struttura pubblica o privata a obbedire a un editto statalista e a tratti stalinista: questo è la legge sul fine vita» ha dichiarato Maurizio Gasparri. Il senatore di Forza Italia è tra coloro che si sono espressi più duramente sul biotestamento. Una norma che è stata accolta dai più con grande entusiasmo, ma non dal centrodestra. Per Gasparri è stata votata «una legge che ha migliaia di imprecisioni e che prevede la possibilità che bambini come Charlie Gard vengano uccisi, che rischia di vedere i familiari del malato dar luogo a delle vere e proprie votazioni intorno al letto del parente morente per far prevalere l’una o l’altra volontà».

Al caso del piccolo Charlie Gard fa riferimento anche Carlo Giovanardi, senatore di Idea, prima di domandarsi allarmato: «Con questa legge quanti casi Eluana Englaro avremo e quanti minori potranno essere lasciati morire negando loro idratazione e alimentazione?». Il presidente di Idea, Gaetano Quagliariello, ha dichiarato prima del voto che «il prossimo governo di centrodestra abolirà questa legge che rappresenta la via italiana all’eutanasia».

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Francesco Storace e Mario Adinolfi. Per l’ex governatore del Lazio il parlamento ha votato «una legge per morire»: «Già c’era una legge per abortire. Attendiamo ora una legge per vivere e una per convincere a nascere». Il leader del Partito della Famiglia ribadisce: «Non si chiama fine vita, si chiama morte». «È una pagina nera per il Parlamento» continua Adinolfi, secondo cui in questa legislatura è stato dato troppo spazio a «normative ideologiche figlie di una cultura anticattolica che avanza per trucchi linguistici». All’ex esponente del Pd proprio non piace la legislazione sui diritti: «Li chiamano diritti civili, ma sono solo scopiazzature di normative barbare». E conclude: «Gli italiani sanno che firmando le Disposizioni anticipate di trattamento firmerebbero la loro condanna a morte. E vedrete che non le firmeranno».

Usa toni più pacati Maurizio Sacconi. Il senatore di Ap, che non ha votato la legge, è spaventato perché, secondo lui, con il biotestamento «si irrigidisce la professione medica ridotta alla mera esecuzione di volontà espresse, anche a distanza di tempo, un uno stato di benessere per paura di una futura sofferenza».