Le immersioni, che “aiutano a muoversi  nel Palazzo”, la svolta con la scoperta del blog di Grillo, i figli e l'amore. La candidata dei 5 Stelle a governatore del Lazio parla a 360 gradi

Roberta Lombardi si fa accompagnare dalla fama di persona antipatica e di interlocutrice ispida. È una fama che si è conquistata sul campo da quando nel 2013 liquidò Pier Luigi Bersani, che proponeva un’intesa con il 5 Stelle, sibilandogli in diretta streaming: «Sembra di stare a Ballarò». E che ha alimentato nel tempo esibendo su ogni argomento una sicurezza senza sfumature e contrapponendosi energicamente alla sindaca Raggi e alla sua gestione del Campidoglio. Così oggi è una sorpresa trovarsi di fronte una donna che fa uso di affabilità e disponibilità, anche se con calcolata misura.

Sarà per la sicurezza che le viene dal forte consenso del movimento, conquistato palmo a palmo, assemblea su assemblea, nei quartieri di Roma, sarà per la fiducia totale di Beppe Grillo, sarà perché ha fatto buon uso dell’esperienza di una legislatura turbolenta, sarà anche per una situazione affettiva che racconta come piena e appagante, ma il manifesto di sé che Lombardi va preparando per aggiudicarsi la presidenza della Regione Lazio nelle prossime elezioni, vuole avere tutte le carte a posto.

Per la prima volta i 5 Stelle potrebbero arrivare con lei al governo di una regione. Si sente all’altezza della sfida?
«Sto studiando e sto cercando di costruire una rete con i cittadini del Lazio. Io sono della vecchia scuola, per me conta il progetto collettivo più che il marketing sul candidato».

Non ha un po’ di paura?
«Neanche un po’. Cinque anni fa avrei tremato, oggi so usare esperienza e competenze».

A proposito di competenze, ha già in mente una squadra o, in caso di vittoria, dovremo aspettarci il calvario visto a Roma?
«Non accadrà. Ho già molti nomi, altri li sto valutando e li annuncerò prima del voto. Saranno perlopiù persone interne al movimento, esperte nel loro ambito anche se non celeberrime. Ci sono settori importanti su cui è urgente un cambiamento».

Per esempio?
«Innanzitutto la sanità, che si sta spostando sempre di più sul privato, lasciando nel caos l’assistenza pubblica. Nel Lazio ci sono troppi cittadini che hanno rinunciato a curarsi. Voglio riportare un equilibrio tra i due settori, garantendo a tutti l’accesso alle prime prestazioni. È insopportabile che, anche a livello nazionale, si privatizzi tutto: l’istruzione, la salute, la sicurezza».

Che fa, vira a sinistra? Non eravate tutti post ideologici?
«Guardi che nessuno lo è più di me. Prima di aderire ai 5 Stelle non avevo mai votato. Ero una di quelle che diceva: “Tanto sono tutti uguali”».

E ora che dice?
«Ora ci siamo noi e il panorama è cambiato. Stiamo dando una chance diversa ai concittadini. Noi non siamo uguali a nessuno».

Gli altri invece?
«Per loro non è cambiato niente. Da una parte tirano fuori dal frigorifero la salma di Berlusconi, dall’altra si affidano ancora a Renzi, la sua brutta copia giovane».

Potrebbe però capitarvi di dover fare qualche accordo con gli uni o con gli altri.
Lei chi preferirebbe?

«È come se mi chiedesse: “Vuoi un uomo che ti fa le corna in modo seriale o vuoi un bugiardo incallito?”. Nessuno dei due è il male minore. Noi continueremo a mettere il nostro percorso a disposizione di tutti dicendo: “Chi ci ama ci segua”».

Eppure lei si era conquistata una fama di persona di destra parlando bene del fascismo.
«Su quell’equivoco ho già pianto tutte le mie lacrime. Avevo scritto sul mio blog che il fascismo aveva fatto anche cose buone, come l’edilizia popolare o l’Inps, e sono stata massacrata senza pietà. Ero agli inizi e ancora non sapevo che in politica ogni parola viene strumentalizzata. Comunque sono andata in parità con le categorie del Novecento quando sono stata accusata di essere amica dei centri sociali perché ho partecipato a molte lotte per il diritto alla casa».

A proposito di Novecento, quelli che l’appoggiano si definiscono lombardiani. Nessun imbarazzo ad appropriarsi del nome della corrente che fu di un grande socialista di sinistra?
«Non lo sapevo. C’è già stato un Lombardi? Se mi dice che era importante, vedrò di informarmi».

In molti le riconoscono una spiccata attitudine al comando. Ritiene di avere doti da leader?
«Per parecchio tempo ho avuto soltanto una specie di leadership di ritorno. Nelle assemblee in cui ognuno esprimeva le sue idee, non sempre si seguiva la mia. Poi dopo qualche mese, vedendo i risultati, si tornava a prendere in considerazione la mia proposta».

Sta alludendo a Roma e alle sue prese di posizioni su Raggi e sul Campidoglio?
«Ma no! Vedrete che Roma andrà meglio. Come dice anche la canzone dei Morcheeba “Roma non è stata fatta in un giorno”. Ma, aggiungerei, è stata distrutta negli ultimi trent’anni. Ci vuole un po’ di tempo per rimettere le cose a posto e i nostri concittadini ce lo stanno dando».

Se le chiedo di guardarsi indietro dalla posizione in cui è oggi, che cosa vede?
«Vedo una bambina tanto tranquilla da essere chiamata “la bambola”, poi un’adolescente irrequieta che però non ha mai fumato neppure una canna e una studentessa intelligente ma svogliata. Più avanti vedo un’impiegata di una azienda che arreda le case di ricchi con carichi di nappe e frange che non farei mai entrare a casa mia. Vedo gli orecchioni presi da adulta e un ozio forzoso che mi fa scoprire il blog di Grillo e le sue idee rivoluzionarie. È da quella illuminazione che la mia vita comincia a cambiare. In Grillo ho trovato una guida, in Gianroberto Casaleggio un padre putativo».

Il suo padre reale com’era?
«Bravo e amato, anche se non era il mio padre biologico. Quell’altro, il primo marito di mia madre, mi ha abbondato quando avevo due anni. Non mi ha più voluto, non mi ha più cercato. E questo ha influito molto nel mio rapporto con gli uomini, per tanto tempo non sono riuscita a fidarmi di loro. Il mio primo amore con un ragazzo calabrese è stato un disastro».

Ora va meglio?
«Tredici anni fa ho incontrato Alessandro. Siamo innamorati come allora e abbiamo due bei bambini. La seconda, Bianca Stella, è figlia della legislatura. Ho saputo che sarebbe arrivata facendo di corsa un test di gravidanza in un bagno della Camera, pochi minuti prima di iniziare il secondo streaming, quello con Enrico Letta. Forse è per questo che sono apparsa più mite: ero sotto shock».

Parlamento, Movimento, campagna elettorale... che madre riesce ad essere?
«Poco presente fisicamente, molto presente quando sto con i bambini perché tutto il resto scompare. Ho imparato molto del mestiere di madre dalle mie due amate cagnette, Matilda, che ora non c’è più, e Mirtilla, che vive con noi».

Questa è meglio che la spieghi.
«Non c’è niente di strano. I cani hanno un linguaggio non verbale e ti costringono a capirli attraverso i segnali del corpo e dello sguardo. I miei mi hanno sempre fatto intendere con gli occhi che avevano fame, che avevano sete, che dovevano uscire o che volevano una coccola. È un’esperienza che torna utile quando ti trovi in braccio quel meraviglioso tubero che è un neonato».

Se le resta ancora un po’ di tempo libero, che uso ne fa?
«È molto poco e posso permettermi appena di leggere qualche romanzo, la mia grande passione. Ma è l’altra passione quella che mi manca di più: il diving».

Cioè le immersioni in profondità con le bombole. È un’esperta?
«Ho il primo brevetto che mi consente di scendere fino a 18 metri di profondità, anche se in realtà si sfora sempre un po’. Ho cominciato a fare immersioni con il mio compagno quando ci siamo stancati di andare nei mari più belli guardando giù soltanto dal pelo dell’acqua con maschera e tubo».

Che cosa si prova là sotto? Chi non l’ha mai fatto pensa alla sensazione di un mondo preistorico, assoluto.
«Forse è un po’ così. L’ho capito quando ho fatto la preparazione al parto naturale e, alla richiesta di visualizzare immagini piacevoli, mi sono ritrovata a pensare a una parete di coralli con tanti pescetti. Per il resto, si impara soprattutto la prudenza e il controllo del corpo. Se sbagli, se ti agiti, diventi un rischio per te e per gli altri».

Un po’ come in politica?
«Non volevo fare una metafora, ma sì, è un’esperienza utile anche per la politica».

Lombardi, mi resta una curiosità: come spiega lo scarto tra la sua immagine pubblica tanto dura e il suo mondo privato pieno di bambini, cagnette e pescetti. Dov’è finita la sua conclamata antipatia?
«Glielo confido: era terrore. Avevo paura di essere giudicata, di sbagliare, di far fare brutta figura al movimento. Oggi sono maturata, però non scalfiamo troppo la mia fama di antipatica. Potrebbe sempre tornarmi utile».