La Camera approva la proposta dei pentastellati con 357 i voti favorevoli, 46 i contrari, 15 gli astenuti. Prevista la tutela di chi segnala illeciti sul posto di lavoro nel pubblico interesse. Libera: «Passo avanti decisivo, ma serve anche una campagna culturale»

La Camera ha approvato la legge sul Whistleblowing che riguarda la tutela degli autori di segnalazioni di reati o irregolarità di cui siano venuti a conoscenza nell’ambito di un rapporto di lavoro pubblico o privato. Sono stati 357 i voti favorevoli, 46 i contrari, 15 gli astenuti. 

Nella legge approvata a Montecitorio è prevista la tutela dell'identità del segnalante, oltre alla garanzia di nessuna ritorsione sul lavoro e tantomeno di atti discriminatori. Nello specifico il dipendente, pubblico o privato che sia, che segnala all'Autorità nazionale anticorruzione o all'autorità giudiziaria condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza non potrà essere sanzionato, demansionato, licenziato, trasferito. E in caso il dipendente venisse discriminato, spetterà al datore di lavoro dimostrare che le misure adottate sono state motivate da ragioni estranee alla segnalazione di illeciti.

La legge ha comunque dei punti deboli. Manca un fondo di tutela che supporti i segnalanti nelle spese legali. Così come non è prevista una protezione totale della loro identità, che potrebbe essere svelata durante il procedimento giudiziario. Infine sono previste solamente tutele parziali per i lavoratori del settore privato.

Esulta comunque il Movimento 5 Stelle. «Sono felice, in questi anni ho ascoltato decine di cittadini onesti che hanno fatto il proprio dovere denunciando la corruzione. La loro ricompensa è stato il mobbing ed anche il licenziamento. Storia di sofferenza ma soprattutto di grande dignità civile. La legge è dedicata a tutte queste persone che rendono l'Italia un Paese migliore», ha dichiarato subito dopo il voto la deputata pentastellata Francesca Businarolo, prima firmataria e promotrice della proposta di legge. «Da oggi abbiamo un piccolo pezzo in più di legalità» continua la deputata, «la strada rimane lunga, ma siamo fiduciosi che la maggioranza dei cittadini è onesta e vuole poter vivere in una società libera da corrotti e corruttori».

Anche il Pd si felicita per il passaggio della legge. «Il sì definitivo di Montecitorio alla legge che tutela chi segnala illeciti negli enti pubblici e privati, è un altro passo avanti nella costruzione di un'Italia migliore» afferma la vicepresidente della Camera Marina Sereni, deputata Dem. Sulla stessa lunghezza anche Donatella Ferranti: «È stato fatto un ulteriore e significativo passo avanti nella lotta alla corruzione. Una efficace e concreta tutela di chi segnala illeciti può rivelarsi strumento prezioso nel rompere quel circuito omertoso che rende spesso difficile scoprire i fenomeni corruttivi». «Inoltre» prosegue la presidente della commissione Giustizia della Camera «con questa legge colmiamo un vuoto legislativo da tempo denunciato da numerosi organismi internazionali».

«Oggi è un giorno molto importante per l'Italia e tutti gli italiani» afferma Virginio Carnevali, presidente di Transparency International Italia, organizzazione che ha portato avanti la campagna per la tutela di chi denuncia l’illegalità nei posti di lavoro. «La corruzione è la principale piaga del nostro Paese e finalmente abbiamo un'arma in più per sconfiggerla. Tutelare chi segnala illeciti sul posto di lavoro è un gesto di responsabilità e buon senso». Prosegue Carnevali, lanciando un monito: «Adesso abbiamo bisogno che i cittadini facciano la loro parte. Grazie alle maggiori tutele per i dipendenti e le sanzioni per chi non favorisce questo sistema, i cittadini potranno segnalare fatti di corruzione avendo meno paura delle conseguenze».

Entusiasta anche l’associazione Libera. «La legge sul whistleblowing è un ulteriore passo decisivo per rompere quel muro di accettazione silenziosa del fenomeno corruttivo, ancora troppo spesso considerato sostenibile, specie se ci riguarda da vicino». Ma la battaglia contro la corruzione non è ancora finita: «Per invertire questa tendenza, oltre a buone e nuove leggi occorre la diffusione culturale dell'integrità».

La battaglia per una legge sul whistleblowing viene da lontano. L’Italia, come paese membro del G20, già nel 2010 si era impegnata ad approvare leggi a tutela di chi denuncia nel pubblico interesse corruzione e illegalità sul posto di lavoro. Dopo sette anni, di rimandi e proteste, è stato seguito l’esempio degli Stati Uniti e del suo Whistleblower Protection Act del 1989: da oggi anche in Italia chi denuncia può contare sulla protezione dello Stato.