Il ministro dell'interno ha indicato "l'assimilazione" come suo modello di riferimento. L'opposto di quanto propneva Stefano Rodotà. E forse anche se questa differenza la sinistra dovrebbe farsi delle domande

Ha avuto scarsa eco il termine con cui il ministro Minniti ?ha definito il suo modello di integrazione: “assimilazione”. Finora in Italia nessun governo aveva esplicitamente scelto ?tra i diversi tipi di convivenza interetnica, variamente classificabili ma in sostanza riducibili a due correnti: quella del melting pot anglosassone (una fusione in cui a ogni comunità è richiesto solo di rispettare la legge) e quella francese, che punta invece alla piena assimilazione culturale.

Minniti parteggia dunque per quest’ultima, ritenendola forse coerente con l’impostazione securitarista del suo mandato, oltre che con l’ondata mixofoba e xenofoba che attraversa parte del Paese.

È tuttavia difficile dire che in Francia l’assimilazione abbia fornito, in termini di sicurezza ?e di integrazione delle seconde generazioni, risultati vincenti.

Vent’anni fa Stefano Rodotà proponeva una variante del melting pot, cioe il cosiddetto “salad bowl”: un mix ma non una fusione, in cui le culture ?si affiancano senza che una annulli le altre. E ciò proprio per ottenere maggiore stabilità e armonia sociale. Rodotà ?è morto, Minniti è al governo.