Messagi, commenti e incoraggiamenti: il rapporto tra l'avvocato romano e la sindaca di Roma

Quando è stato tirato in causa, l’avvocato romano Pieremilio Sammarco ha sostenuto di conoscere Virginia Raggi «da molti anni» e di essersi trovato «molto bene» con lei quando la futura sindaca lavorava nel suo studio. Sulla sua influenza politica, però, ha sempre puntualizzato: «Vi è un’informazione volutamente distorta per finalità di tipo politico», ha detto in un’intervista, sottolineando che era il fratello Angelo Alessandro, e non lui, il difensore in tanti processi di Cesare Previti, l’avvocato ed ex ministro che rievoca i momenti più bui dell’era Berlusconi e nel cui studio Virginia Raggi ha mosso i primi passi dopo la laurea.

Anche soltanto come ex datore di lavoro e amico, tuttavia, non si può negare che Pieremilio Sammarco si sia prodigato di attenzioni per la sindaca di Roma. Nei giorni scorsi sono stati pubblicati sul quotidiano Repubblica gli stralci di una chat su Telegram in cui l’avvocato romano, 49 anni da compiere a giorni, garantiva il suo aiuto a Raffaele Marra nella dura battaglia per conservare il posto di braccio destro di Virginia, addirittura facendo pervenire a Beppe Grillo un messaggio ad hoc. Esiste però una seconda chat, questa volta su WhatsApp, dove il quadro dei rapporti tra Sammarco e Marra viene arricchito di ulteriori e più articolati particolari. Le conversazioni tra i due vanno dall’11 agosto al 10 dicembre 2016, una manciata di giorni prima dell’arresto ?di Marra nel corso di un’indagine per corruzione in alcuni affari immobiliari ?del passato.

In quei quattro mesi, fitti di polemiche per la giunta a Cinque Stelle della capitale, Sammarco esorta spesso Marra a non mollare, dà consigli su come comportarsi, suggerisce possibili poltrone da giocare nella quotidiana partita di potere all’interno del Campidoglio. Il primo messaggio, ?tra quelli conservati nel telefono del dirigente comunale, risale al 13 agosto. L’avvocato mostra a Marra alcune riflessioni che vuole inviare alla sindaca, chiedendogli un giudizio. Nel testo, di fatto, Sammarco suggerisce a Virginia una strategia per non farsi schiacciare ?da chi vuole allontanare dalla giunta il dirigente, all’epoca “colpevole” soltanto di aver lavorato con il centrodestra di Gianni Alemanno e Renata Polverini.

Le premesse sono due. «Se perdi Raffaele», scrive Sammarco, «è una vera tua sconfitta personale, sarai sempre ostaggio di altri e allontaneranno (con varie motivazioni) subito dopo Salvatore e ogni tua persona». Il riferimento è a Salvatore Romeo, il fidato collaboratore che aveva indicato Virginia come beneficiaria di una polizza vita. La seconda premessa è tranchant: «Non preoccuparti del codice etico, è una minchiata che non sarà mai applicata in sede giudiziaria». A quel punto l’avvocato le dà due consigli: revocare a Marcello Minenna, assessore al bilancio, le deleghe alle partecipate e al patrimonio, con la scusa che sono «compiti troppo gravosi per una sola persona», e licenziare il capo di gabinetto, Carla Raineri. «Sono decisioni forti e difficili... ma devi consolidare la consapevolezza che nella scala gerarchica sei sul gradino più alto e all’interno del Movimento nessuno può permettersi di darti direttive», è la conclusione.

Sammarco, dunque, entra nel vivo dello scontro in atto tra i Cinque Stelle romani, dov’era scoppiata la battaglia tra le persone di fiducia della sindaca e il tandem Raineri-Minenna, arrivato al Campidoglio con il benestare di Grillo e Davide Casaleggio, che aveva cominciato a mettere mano alle nomine nelle partecipate. Marra mostra di apprezzare la strategia suggerita: «Ottimo, misurato, di cuore!», scrive, anche se si mostra scettico sull’efficacia. Passano ventiquattro ore, e l’avvocato invita l’interlocutore a non mettersi in aspettativa, come chiede una parte del Movimento, per non fornire a Virginia la via d’uscita più facile: «Non agevolarle il compito con la lettera, conoscendola non avrà il coraggio di fare il provvedimento su di te, si macererà - e se la conosco come credo - poi non lo farà». Anche in questo caso Marra appare riconoscente del suggerimento, che nei giorni successivi mostrerà di seguire, confortato dagli ulteriori messaggi di Sammarco, che ?lo sprona a rimanere «inerte»: «Spiazzerai tutti e lei non riuscirà a toglierti, ?lei è integra non ce la farà, prevarrà ?la sua morale».

Nel mese di agosto la chat prosegue con un denso scambio di articoli di giornale, fino a quando - il 24 - Pieremilio segnala ?a Raffaele che sulla Gazzetta Ufficiale ?è uscito un dispositivo dell’autorità anticorruzione Anac sull’obbligo dei sindaci di nominare un “Responsabile della prevenzione della corruzione”: «Ha poteri di controllo sulla gestione dell’ente (volendo su tutto...)», spiega, osservando che «potrebbe essere un ulteriore incarico da richiedere... (da aggiungere...)».

Qualche giorno dopo arriva il redde rationem. Un segnale è lo scambio ?di messaggi del 28 agosto, all’ora dell’aperitivo. Scrive Sammarco: «Ho delle idee poi ne parliamo». Marra risponde nel giro di pochi minuti, con toni più fiduciosi che mai: «Ci sono molte novità positive ?di cui poi ti dirò». Cos’era successo? Per quattro giorni la chat è vuota, così come quella su Telegram. Si può andare solo per indizi. Tre giorni prima, il 25 agosto Carla Raineri era riuscita a incontrare a tu per tu Virginia Raggi, la prima volta dopo alcune settimane. Racconterà di aver posto la sindaca di fronte a tre condizioni: le aveva detto che non avrebbe mai dato il via libera alla promozione di Romeo; che Marra doveva lasciare l’incarico di vice-capo di gabinetto, assegnatogli prima ?del suo arrivo; e che il suo ufficio doveva riappropriarsi dei compiti che i “quattro amici al bar” avevano sottratto.

In caso contrario, Raineri avrebbe lasciato l’incarico.

Ancora più significativo è quello che accade il 30 agosto, due giorni dopo lo scambio di messaggi via chat. Virginia Raggi presenta all’Anac la richiesta di ?un parere sulla legittimità del contratto firmato da lei stessa a Carla Raineri; il presidente Raffaele Cantone ne discute con l’autorità già il giorno successivo, ?il 31 agosto; il parere dell’Anac giunge subito alla sindaca e lei convoca la Raineri dopo cena, per comunicarglielo in tutta fretta. Il punto è l’articolo del testo unico sugli Enti Locali con cui è stato firmato il contratto, il 110, quello dei dirigenti, che permette una retribuzione più elevata e che da sempre è utilizzato in tante città, da Roma a Milano.

Per l’Anac però no, il contratto - che la sindaca aveva deliberato di persona, con tanto di compenso - dovrebbe ricadere sotto l’articolo 90, quello dei funzionari. Poco importa che questo parere dell’autorità verrà sconfessato in toto dalla Corte dei Conti: la giudice Raineri darà subito le dimissioni, seguita a ruota da Minenna e dai manager delle partecipate. La sindaca pensa forse di essersi liberata, via Anac, di chi insidiava il potere dei collaboratori di fiducia. Ma a Roma e nel Movimento scoppia il «delirio», come il giorno dopo ammette via chat Marra, che non ha il tempo di gioire. «Teniamo duro», replica Sammarco, che pensa già al futuro: «Bisogna trovare il ricambio al bilancio ?di assoluto rilievo e andiamo avanti. La strada imboccata è quella giusta. Sono vicino a voi e a disposizione».