Respingimenti collettivi, fogli di via con vizi di forma, violazione dei diritto umani: è quanto emerge dal rapporto della Ong sui quattro punti di crisi aperti dalla Ue in Italia per fronteggiare gli sbarchi nel Mediterraneo

«Quando mi hanno intervistato, e scrivevano sul foglio, ho detto “Asylum”! “Asylum”! Ma poi mi hanno messo insieme agli altri: nigeriani, del Togo, del Mali e ci hanno dato il foglio». Il foglio a cui si riferisce Alì (nome di fantasia), 22 anni, sbarcato a Pozzallo, è un decreto di respingimento. Come lui, altri due giovani gambiani hanno raccontato di avere chiesto asilo ai poliziotti che li scortavano sul traghetto da Lampedusa a Porto Empedocle. Ma non c'è stato nulla da fare: anche a loro è stato consegnato un foglio di via.

Sono le testimonianze raccolte da Oxfam Italia e pubblicate nel rapporto 'Hotspot, il diritto negato', realizzato insieme alla Diaconia Valdese e all'associazione Borderline nell’ambito del progetto OpenEurope. Nel dossier l'ong denuncia come i respingimenti collettivi di migranti e il loro trattenimento prolungato nei "punti di crisi" di Pozzallo e Lampedusa stia violando la normativa internazionale sul diritto all'asilo. E abbia creato in questi mesi una vera e propria emergenza sul territorio siciliano.

Secondo i dati della Commissione Parlamentare sul sistema di accoglienza, identificazione ed espulsione, da settembre 2015 a gennaio di quest'anno, per esempio, la solo questura di Agrigento ha emanato decreti di respingimento per 1.426 persone. Di queste 311 sono finite in un CIE (Centro di identificazione ed espulsione). Mentre tutti gli altri sono stati messi per strada con un foglio che li invita a lasciare il nostro Paese entro 7 giorni. Tra questi ci sono anche molti bambini e minori non accompagnati.



Interviste sommarie, nessuna motiviazione giuridica valida, vizi di forma: sono queste le costanti che emergono dalla fotografia scattata da Oxfam che segnala come «a nessun migrante è mai stata rilasciata copia delle proprie dichiarazioni, pur firmate». Una situazione ai limiti dell'illegalità, che contrasta con i principi europei e le norme internazionali in materia di diritti dell'uomo e dei migranti.

In Italia attualmente sono quattro gli hotspot attivi: tre in Sicilia, a Lampedusa, Pozzallo e Trapani. E uno in Puglia, a Taranto. Ancora chiusi, invece, i centri di Porto Empedocle e Augusta previsti nel piano dall'Unione Europea, messo a punto nel 2015 per far fronte all'ondata migratoria che si stava riversando sulle coste del mediterraneo e per far fronte all'emergenza sbarchi che stava e continua a fare migliaia di morti. Questi 'punti di crisi' sovraffollati, con condizioni igieniche precarie e spesso con la presenza di pochissimi mediatori culturali «non sono in grado di offrire condizioni di permanenza dignitosa nemmeno ai minori che viaggiano soli, e non potranno reggere all’urto dei nuovi sbarchi previsti con l'arrivo dell'estate», sottolineano da Oxfam. Dunque, far fronte all'assitenza legale dei migranti richiedenti asilo sarà ancora più difficile.

Ed è per questo che l'associazione ha avviato un progetto per i migranti respinti dagli hotspot: un'unità mobile che li accoglie, distribuisce kit di prima necessità e offre assistenza legale alle persone che sono destinatarie di un decreto di via. E nella sua prima uscita, la task force dei responabili Oxfam ha dato supporto a un bambino di undici anni e altri minori non accompagnati trattenuti nell’hotspot di Pozzallo da oltre due mesi.