Il saggio di due gastronomi certifica l’origine friuliana del dessert più conosciuto della tradizione gastronomica italiana. E strappa il primato al Veneto. Ma il governatore Luca Zaia non ci sta e ribatte: “È trevigiano”
Una guerra all'ultimo cucchiaio... di tiramisù. Uno fra i dolci più noti e amati della tradizione culinaria italiana, che si è diffuso in tutto il mondo, rischia di innescare un conflitto fra il Veneto e il Friuli Venezia Giulia. Ad accendere la miccia è
Tiramisù di due
gastronomi,
Clara e Gigi Padovani, in cui si afferma l'origine friuliana del dessert.
Dopo due anni di indagini e studi, gli esperti non hanno dubbi: il tiramisù non è nato a Treviso nel 1970 ma tra i due paesi di Pieris di San Canzian, in provincia di Gorizia, e Tolmezzo, Udine. La prima ricetta è datata 1950: nelle cucine del ristorante Al Vetturino a Pieris il cuoco
Mario Cosolo avrebbe creato il dolce
tirime su. Nove anni più tardi, nel 1959, la collega Norma Pielli del ristorante Albergo Roma, a San Canzian, alternando strati di crema al mascarpone, caffè e biscotti creò l'antenato del moderno semifreddo chiamato 'tirimi su' e 'dolce tirami su'.
Le “rivelazioni” del libro, edito da Giunti e presentato al
Salone Internazionale del Libro di Torino, hanno provocato la reazione patriottica di
Luca Zaia, presidente della regione Veneto. «Possono anche scrivere che l'hanno inventato in Bulgaria», ha detto rivendicando la paternità del tiramisù. «La realtà storica, documentata e certificata persino con un atto notarile è scolpita nella pietra», ha aggiunto Zaia riferendosi alla tradizione che vuole che ad aver inventato il dolce sia stata la trevigiana Ada Campeol, con l'aiuto del cuoco Paolo Lolì Linguanotto. «Se altri hanno copiato la ricetta hanno fatto bene perché è il dolce più buono e genuino del mondo, ma sempre copiato hanno», ha ribadito il governatore leghista.
«Esiste anche un menù dell'
Accademia Italiana della Cucina di Udine con le date 1963 e 1965», hanno ribattuto Clara e Gigi Padovani. Dispiaciuti che Zaia li abbia attaccati «senza aver purtroppo potuto leggere il saggio». Ma più tardi hanno rilanciato, invitando il governatore a un confronto pubblico: carte e certificati alla mano. E chiamando in causa anche un'altra figura istituzionale: la presidente del Friuli
Debora Serracchiani. Una guerra, in sostanza, che rischia di trasformarsi in un caso diplomatico. Resta da vedere se la governatrice prenderà parte alla 'golosa' disputa.