Squalo Beach a Scanzano Jonico è diventato Lido Onda Libera. E' il primo bene confiscato che raccoglie risorse con il finanziamento diffuso online. Per risorse, promozione e trasparenza

Il cambiamento si capisce già dal nome. Adesso quel pezzo si sabbia e mare di Scansano Jonico, Matera, si chiama Lido Onda Libera. Fino al 2011 si chiamava Squalo Beach ed era la base operativa del clan Scarci. È uno dei pochi lidi sequestrati e il primo bene confiscato che raccoglierà fondi attraverso il crowdfunding.

La campagna è partita su Eppela e punta a raccogliere 5 mila euro. Cifra contenuta (in linea con il canale scelto). Che però testimonia una cosa: “La legalità ha un costo”, dice Pino Annunziata, uno dei soci della cooperativa che gestisce il lido. “Lo scorso anno non siamo rientrati dell’investimento”. Sono serviti 30 mila euro, 25 mila dei quali ottenuti con un prestito di Banca Etica.

Non poco per i soci, che nella vita fanno tutt’altro. Annunziata è un medico, affiancato da un insegnante di inglese, un professore di educazione fisica e un geometra. Cui si aggiungono due ragazzi con sindrome di Down. Perché la cooperativa è promossa da Uisp (Unione italiane sport per tutti) e da Aipd (Associazione italiana persone Down), in collaborazione con Libera.



I soldi sono stati necessari per mettere in regola quello che non lo era. “Il vecchio lido – spiega Annunziata – era allacciato all’acqua in modo illegale. Per metterlo a norma abbiamo dovuto fare uno scavo di 700 metri”. Ed è solo uno degli esempi che, tra lavori e prassi burocratiche, ha posticipato l’apertura fino al 14 luglio. Più di mezza stagione estiva bruciata.

L’obiettivo, quest’anno, è di aprire il primo giugno. E per farlo Onda Libera ha deciso di usare il crowdfunding in una delle sue forme più immediate e (per ora) di maggior successo: il reward based. I finanziatori donano e, in base alla cifra, ricevono una ricompensa: con 10 euro una giornata al lido; con 20 sdraio, ombrellone e maglietta; con 50 un posto riservato per una settimana; con 70 anche un laboratorio di autostruzione; con 100 le settimane diventano due; con 200 si passa a un mese e con 500 all’intera stagione. Di fatto un pre-acquisto a buon prezzo.

“Il nostro è un progetto inclusivo”, spiega Annunziata. I 5 mila euro serviranno a migliorare l’accessibilità di disabili, bambini e anziani. Che tradotto in materiali significa nuove pedane in legno, tettoie e tendaggi più ampi, impianti video, audio e luci. Tutto costruito con il lavoro di soci, volontari e minori ospiti di strutture protette del territorio.

L’idea è arrivata durante una cena tra i sostenitori del progetto. “Ci siamo chiesti quali soluzioni ci potessero essere per migliorare il lido”, spiega Annunziata. A tavola c’era anche il project manager Eustachio Rubino. “Ho parlato ai gestori della cooperativa del crowdfunding e ho suggerito questa campagna”. L’accoglienza è stata fredda. “All’inizio avevo delle perplessità”, conferma Annunziata. “Non avevo mai sentito di un bene confiscato sostenuto dal crowdfunding. E allo stesso tempo ero un po’ scettico vista la proliferazione di questo strumento. Poi, discutendone, mi sono convinto che è il soggetto della campagna a fare la differenza. Spero che sarà efficace”.

“Il crowdfunding – sottolinea Rubino - può coinvolgere e allargare il bacino di utenti, incentivare attraverso un pre-acquisto e dare ossigeno alla cooperativa in una terra non facile”. Ma non è solo una questione di soldi. Per Annunziata, “al di là del finanziamento c’è il messaggio”. E poi “il crowdfunding è un tassello della promozione” del lido. Un po’ di pubblicità serve sempre, anche per un bene confiscato. Ma soprattutto, afferma Rubino, “i nuovi strumenti sono fondamentali per una questione di trasparenza”. La stessa trasparenza che spesso manca nella gestione dei beni confiscati.

“Non sempre l’affidamento ha portato ai risultati sperati”. Un po’ perché “gestire un bene non è semplice”. Un po’ perché inefficienza e malagestione fanno il resto.

La trasparenza è un possibile antidoto. Anche attraverso il digitale. A oggi non esiste una piattaforma agile ed efficiente per la gestione dei beni confiscati. Sarebbe importante “integrare sistemi informatici per il loro affidamento”.

Quanto vale il crowdfunding
Il crowdfunding in Italia cresce, anche se si mantiene ancora su numeri risicati. In un anno, secondo il Crowdfunding Report dell’Università Cattolica di Milano, le piattaforme attive sono passate da 41 a 69. Oggi danno lavoro a 249 persone. La maggior parte (31) è basata sulla ricompensa, 13 sono quelle di donazione e altrettante di equity. Quelle con sede al sud sono appena 5.

I progetti presentati nel 2015 sono stati quasi 101 mila (un numero raddoppiato rispetto al 2014). Quelli pubblicati 21.384 (anche questi in aumento, del 67%). Il tasso di successo è del 30%. Chiaro quindi che l’imbuto, dalla presentazione al finanziamento, resti assai stretto.

In totale sono stati raccolti 56,8 milioni di euro. Con la ricompensa che conferma la sua vocazione ai piccoli progetti: rappresenta il 45% delle piattaforme ma il 12,5% della raccolta: 7,1 milioni.

Prevalgono, di conseguenza, le campagne di piccolo taglio: in 8 casi su 10 la richiesta va dai mille ai 10 mila euro. E solo il 16% contribuisce con più di 100 euro. I progetti nella fascia di Onda Libera (tra i 3 e i 5 mila euro) sono stati 39. Di buono c’è che il crowdfunding sembra ben tagliato per iniziative come quella della coop lucana. Prevalgono infatti le campagne creative e culturali (37%) e sociali (34%).

Questione di trasparenza
Parliamoci chiaro: “Il crowdfunding non è risolutivo - ammette Rubino – ma può essere un supporto”. Non solo nelle campagne dagli importi ridotti, come quella di Onda Libera. “Potrebbe funzionare anche per cifre più massicce ed essere un modello virtuoso, una leva. Non solo per i beni confiscati ma anche per quelli demaniali e culturali”.

In questi casi la ricompensa, secondo Rubino, “è il modello migliore”. Non è una donazione, ma non ha neppure le esigenze di ritorno dell’investimento tipiche dell’equity (quando la folla degli investitori rileva una quota della società in attesa di un rendimento). “Anche se non è escluso che il crowdfunding si possa integrare, ad esempio, con fondi gestiti da enti locali”.

Gli ostacoli non sono pochi. “Il crowdfunding – continua Rubino - non è ancora compreso appieno. Bisogna diffondere, anche negli ambienti che lottano contro la mafia, la cultura di questo strumento”.

E poi c’è una caratteristica che al momento rappresenta allo stesso tempo il punto debole e la forza dei progetti che non hanno il lucro come solo obiettivo: campagne di crowdfunding come questa, piccola ma dall’elevato valore, si concretizzano sul web ma è legata al territorio. Quindi ad aree piccole. Si muovono capitali ridotti ma si instaurano legami forti. “Il crowdfunding crea un focolaio ma la vera leva è la territorialità”, conferma Rubino.

Tutti possono partecipare, ma non si tratta di una donazione pura. Per cui l’incentivo concreto (oltre a quello civico) è il posto sotto l'ombrellone. Affittato da chi a Scansano ci vive, ci passa le vacanze, e non ha paura di prendere il sole al Lido Onda Libera. Perché la trasparenza nella gestione è anche trasparenza nella donazione. Chi contribuisce può decidere di metterci, oltre ai soldi, anche nome, cognome e faccia.