Il premier se la prende con “i burocrati europei”. Eppure sulla tassa della casa la Commissione non mai ha cambiato idea. A differenza di molti esponenti del governo. Che riscoprono l'immobile come leva del consenso

C'era un tempo in cui gli euroburocrati avevano ragione. Ma adesso Matteo Renzi è deciso a celebrare “il funerale delle tasse sulla casa”: niente Imu sull'abitazione principale. “Quali tasse ridurre lo decidiamo noi, non un l'Ue".Il presidente del Consiglio se l'è presa con la direzioni Affari economici e Fiscalità della Commissione, rea di aver ricordato all'Italia che sarebbe preferibile tagliare le tasse sul lavoro, alzando quelle su consumi (l'Iva) e immobili (l'Imu). Un mantra che l'Europa ripete da anni, senza variazioni. A cambiare idea sono stati molti membri del governo, a partire dal premier. Che oggi conferma: “Nella legge di Stabilità ci sarà l’eliminazione della tassa sulla prima casa per tutti e per sempre”.Ma ieri, nel maggio 2013, mentre il Pdl premeva sul governo Letta per abolire l'imposta, diceva: “Per creare lavoro dobbiamo dare una visione per i prossimi 20 anni, il problema non è l'Imu”.

Idea replicata quando manca poco più di un mese alla conquista della segreteria Pd. “Il Pdl sul fisco ci ha inchiodato per mesi su Imu e Iva. E abbiamo visto i risultati. Siamo seri? Il nostro fisco va rivoluzionato”

Lo chiamavano mister patrimoniale Le idee e le convinzioni economiche cambiano. Pier Carlo Padoan era entrato nel totoministri del governo Renzi con la reputazione di “mister patrimoniale”. Forse perché, quando l'attuale titolare del Mef era vice segretario dell'Ocse, affermava: “Le tasse che danneggiano di meno la crescita sono quelle sulla proprietà, come l’Imu, mentre le tasse che, se abbassate, favoriscono di più la ripresa e l’occupazione sono quelle sul lavoro”. Pari pari la versione dei “burocrati europei”. Sarà sua la firma alla legge di Stabilità che abolirà l'Imu, anche se la crescita è ferma ai decimali di punto.

Nel team economico di Renzi, il ministro Padoan non è l'unico ex critico. Pier Paolo Baretta, sottosegretario Pd al Mef, il 15 febbraio 2013  diceva: “Non siamo per abolire l'Imu ma per portare l'esenzione a 500 euro”.

Tra i più strenui difensori dell'Imu c'era anche un altro sottosegretario all'Economia, Enrico Zanetti di Scelta Civica. Nel passaggio da Monti a Letta le convinzioni restano intatte e in linea con quele della Commissione Ue: “L'Imu è l'ultimo dei problemi. Prima c'è l'IVA, l'IRAP e l'IRPEF sui redditi di lavoro. Che disastro” .

Zanetti attacca il leader di Forza Italia: “Berlusconi promette di abolire l'IMU. Se uno trova (?) 20 mld e vuole abolire l'IMU invece che l'IRAP, è la prova che non capisce una mazza”. Se non bastassero i tweet, il sottosegretario scrive anche un articolo per Europa sul “Perché è sbagliato abrogare tutta l'Imu”.

Poi i toni si addolciscono. Zanetti conferma che l'Imu non sarebbe una priorità, ma comunque “siamo con Renzi”.

“Basta che non sia Imu” Filippo Taddei è il responsabile economico della segreteria Pd. Il 17 maggio 2013 conversava su Twitter con Tommaso Nannicini (economista allora vicino a Renzi) e Stefano Firpo, direttore generale del Ministero dello Sviluppo Economico.Per Nannicini “Un governo 'di visione' partirebbe dall'Irpef più che dall'Imu”. E se per Firpo “anche l'Irap andrebbe bene”, per Taddei c'è solo un punto fermo: “Meglio Irpef ma quel che vuoi, basta che non sia Imu”.

Anche Graziano Delrio, prima da presidente Anci e poi da parlamentare Pd, si era battuto contro l'abolizione, convinto che “non possiamo permetterci di non fare pagare chi ha una prima casa di lusso. Sull'Imu non dobbiamo fare pasticci”.  Dario Franceschini, oggi ministro della Cultura ma nel 2013, faceva scudo a Fabrizio Saccomanni, titolare del Mef nel governo Letta, accusato da Forza Italia di intralciale l'abolizione dell'Imu: “Chi attacca Saccomanni attacca tutto il governo”.

Emanuele Fiano, uno degli uomini in corsa per la successione di Pisapia a sindaco di Milano, mirava a “dare maggiore progressività all'Imu salvaguardando le fasce basse”.Oggi abbandona la cautela, definendo l'abolizione “un'ottima notizia”.

“La partita elettorale” Nessuna tassa come quella sulla casa cambia verso dall'opposizione al governo. Ragionevole fuori da Palazzo Chigi, è sempre stata una tentazione per diversi esecutivi. Romano Prodi e Padoa Schioppa ridussero l'Ici dopo la vittoria nel 2006. In quella campagna elettorale, Berlusconi mancò la maggioranza per un soffio, con un recupero finale consentito da un colpo di teatro in diretta tv: “Aboliremo l'Ici”, disse a Porta a Porta. Arrivato al governo nel 2008, Berlusconi mantenne la promessa.

Da allora il ritocco delle imposte sugli immobili è un appuntamento fisso dell'agenda politica, specie quando i governi hanno bisogno di una iniezione di consenso. A reintrodurla è stato infatti un governo tecnico e non eletto, quello di Mario Monti. Letta, in equilibrio precario, la elimina sulle prime case ma introduce la Service Tax. E tra Tasi e Tari, eccoci al “funerale delle tasse” proclamato da Renzi.

Matteo Salvini ha gioco facile a ricordare la sterzata. “Ci ha messo 18 mesi per copiare la Lega e Berlusconi”, dice il leader della Lega. Renato Brunetta si è sempre detto contrario all'Imu (approvata però da Monti anche con i voti di Forza Italia). Ha spesso lamentato l'ingerenza dell'Ue, ma questa volta sfrutta l'assist e definisce “una follia politica” quella di Renzi, che adesso “propone soluzioni che prima criticava”.

Di difesa o d'attacco, l'Imu è tornata ad essere un'arma per conquistare o far perdere consenso. Lo sa bene Matteo Renzi, che il 20 maggio 2013 andava #oltrelarottamazione con questo tweet.