Dall'indagine sull'ex ministro del Pdl oggi imputato a Reggio Calabria, emergono inediti legami con il Vaticano. Dagli alti prelati sarebbe infatti arrivata non solo una concreta promessa di voti per le imminenti elezioni. Ma soprattutto rassicurazioni sull'avviso di garanzia per corruzione internazionale

C’è chi può contare su santi in paradiso e chi si accontenta dei cardinali in terra. È il caso dell’ex ministro Claudio Scajola, oggi imputato a Reggio Calabria, con l’accusa di aver aiutato l’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena a sottrarsi ad una condanna definitiva per mafia, ma nel febbraio 2014 ancora impegnato nella battaglia per una candidatura alle Europee nelle liste dell’allora Pdl. Una lotta senza quartiere in un partito all’epoca in cerca di verginità politica, dopo gli scandali giudiziari che ne avevano colpito lo storico leader, Silvio Berlusconi, e in cui l’ex ministro, pagava con un progressivo isolamento i guai provocati dalla casa vista Colosseo acquistata “a sua insaputa”. Nonostante l’assoluzione,  quella grana processuale era stata per nuovi e vecchi colonnelli un ottimo pretesto per tentare di tenerlo fuori dalle liste per le vicine europee,  su cui invece Scajola era determinato a puntare. Anche con l’aiuto del Vaticano.

È per questo che alla storica segretaria Roberta Sacco – scoprirà la Dia che per mesi ha intercettato lui e i suoi fedelissimi – l’ex ministro  raccomanda la massima attenzione nell’organizzare la cena della sera del 17 febbraio. A tavola – come d’accordo – insieme a lui siederanno Giovanni Morzenti, ex presidente della Fisi (Federazione italiana sport invernali) condannato in via definitiva a 4 anni e 7 mesi per concussione e Daniele Santucci, ex presidente dell'Agenzia italiana per pubbliche amministrazioni, anche lui inciampato in uno scandalo giudiziario, che di recente gli è costato una condanna a 3 anni per una cresta da 3,7 milioni di euro sui fondi delle affissioni pubblicitarie destinati ai Comuni. Non si tratta di ospiti d’onore, fanno parte dell’entourage stretto di Scajola – Santucci è anche socio del figlio di Claudio, Piercarlo – e per la Dia sono storici collettori di voti dell’ex ministro.

Il capolavoro “dell’artista” Morzenti – così lo definirà Scajola – è aver portato a cena con loro, nel noto ristorante romano “Il cenacolo”, tre nomi che contano in Vaticano. Ospiti dell’ex ministro la sera del 17 febbraio 2014 – “alle 19,45 perché i prelati mangiano presto” - sono tre cardinali: Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi ed ex braccio destro di Martini a Milano, Giovanni Battista Re, cardinale elettore primo nell’ultimo conclave, ma noto per la clamorosa scomunica di una bimba brasiliana che aveva abortito dopo aver subito una violenza, e monsignor Gaetano Bonicelli, arcivescovo emerito di Siena e amico di vecchia data di Morzenti, con cui condivide  il paese natale, una lunga collaborazione, culminata nell’ultraventennale lavoro gomito a gomito al Centro per l’orientamento pastorale, ma anche un’iscrizione nel registro degli indagati.

Entrambi sono finiti nel mirino dei pm romani per un bonifico da 2.8 milioni di euro partito da uno dei conti aperti dal monsignore allo Ior. Nuvole che turberanno il rapporto fra i due solo dopo quella cena del 17 febbraio, su cui molto inquirenti e investigatori verranno a sapere grazie alle entusiastiche telefonate che Scajola inizia a fare non appena congedati gli ospiti.

 L’ex ministro è entusiasta, “l’operazione è riuscitissima” assicura prima a Chiara Rizzo, moglie di Matacena, quindi alla coniuge Maria Teresa Verda, poi – ancora – al figlio. Dagli alti prelati sarebbe infatti non solo sarebbe arrivata un’investitura in vista delle all’epoca imminenti elezioni  perché “solo lui può riorganizzare una posizione del mondo moderato, cattolico in Europa”, ma soprattutto una concreta promessa di voti. Ingolosito, Scajola al telefono con la moglie fa i conti.  Coccopalmerio – spiega -  “fa Milano, Bonicelli fa Bergamo e Re fa Brescia si impegnano perché ci sia un grande, grande successo”. In più, “Re, adesso, dopodomani, al Sinodo, vede Bagnasco e Bertone e impegna anche loro”. Un colpaccio perché “questi da soli, in quella circoscrizione lì, dove c'è pieno di Chiesa, possono valere 15.000 voti di paletta, eh!”. Ma quella sera,  dai cardinali è arrivata un’altra – inattesa – buona novella.

Nonostante all’epoca l’inchiesta fosse ancora in corso, il 17 febbraio 2014 Scajola apprende che non si dovrà più preoccupare per quegli approfondimenti sugli affari di Finmeccanica in Brasile, che gli erano costati un avviso di garanzia per corruzione internazionale. A metterlo nei guai erano state le rivelazioni  Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle Relazioni istituzionali di Finmeccanica che ai pm di Napoli Vincenzo Piscitelli ed Henry John aveva raccontato che Scajola e l’ex deputato Pdl Massimo Nicolucci avrebbero preteso “un ritorno dell'ammontare dell'11 per cento dell'affare”, mascherato da contratto d’agenzia, in cambio delle “agevolazioni” con il governo brasiliano per una fornitura di fregate Fremm.  Accuse pesanti,  cui le indagini non sono però riuscite  a trovare sufficienti riscontri, inducendo la pubblica accusa a chiedere e ottenere l’archiviazione  il 31 gennaio 2015.

Peccato però che - quasi un anno prima -  l’ex ministro al telefono con la moglie potesse affermare – giulivo – “Finita! Questione di giorni, stanno scrivendo”.  Ancor più chiaro, nonostante le proteste della sua interlocutrice sarà con la Rizzo, cui domanda se ricordi “quando ha aperto tutti i telegiornali con la prima notizia Brasile”, per poi confermare anche a lei l’imminente archiviazione dell’inchiesta. Incauto, se non spudorato, sarà pochi minuti dopo  con il figlio Piercarlo, svegliato in piena notte per chiedergli “ti ricordi il "Brasil"? Cancellato!... stanno scrivendo!”.

Da chi, come e perché Scajola abbia appreso notizie coperte da segreto istruttorio – al momento -  non è dato sapere. Ma di certo – rivelano i vistosi omissis che coprono larga parte delle conversazioni intercettate quella sera – ci sono magistrati interessati e impegnati a capirlo.