Alla fiaccolata per i sei anni dal sisma che ha devastato l'Abruzzo non si è presentato nessun membro dell'esecutivo. Ma il premier potrebbe andare nel capoluogo già il prossimo 20 aprile. Mentre lo scontro politico sulla ricostruzione continua

Ha disertato la fiaccolata per i sei anni dal sisma, ma ora la tanto attesa visita di Matteo Renzi a L'Aquila potrebbe concretizzarsi, forse già il prossimo 20 aprile. Non c'era il premier e non c'era alcun esponente del governo alla cerimonia per ricordare le 309 vittime del terremoto. Nessun ministro e nessun sottosegretario accanto alle migliaia di persone che hanno sfilato nella notte.

Un lungo corteo, guidato dai familiari delle vittime, che ha attraversato una città fantasma, ancora oggi dopo quella terribile notte del 6 aprile 2009. Accanto al sindaco Massimo Cialente sfilano solo il primo cittadino di Pescara, Marco Alessandrini, e le senatrici abruzzesi Stefania Pezzopane (Pd) e Enza Blundo (M5S). Gli altri, i vari Delrio e De Micheli, seppure invitati, sono assenti giustificati da “impegni improrogabili”.

Così Renzi, che non si è visto nella sventrata piazza Duomo, scende invece nella piazza virtuale dei social. E dalla sua pagina Facebook annuncia che “i soldi ci sono” e arriveranno ricchi investimenti per risollevare L'Aquila ormai in ginocchio. “Il compito della politica non è solo la giusta e dovuta commemorazione, meno che mai l'esercizio retorico puntuale ad ogni anniversario”, scrive il premier. “Il nostro dovere è dare risposte a lungo attese, fare tutto ciò che è possibile perché L'Aquila torni a vivere”. E snocciola una serie di cifre che nelle sue intenzioni dovrebbero fare ben sperare sulla ricostruzione del capoluogo abruzzese, puntando il dito su politica, infiltrazioni mafiose e necessità di trasparenza.

L'Aquila, sei anni dopo. Innanzitutto un pensiero alle 309 vittime, alla loro memoria, ai loro cari. E poi i 1200...

Posted by Matteo Renzi on Lunedì 6 aprile 2015


“Nell’ultimo anno, il primo del nostro governo”, spiega Renzi, “abbiamo messo alcuni punti cardine: la certezza e la programmazione di risorse per il medio, lungo periodo (5,1 miliardi di euro nella legge di stabilità per il 2015); l’accelerazione nelle assegnazioni per l’edilizia privata (1,13 miliardi di euro deliberati dal Cipe il 26 febbraio 2014) sulla base di un monitoraggio analitico del fabbisogno, comune per comune; la ricostruzione pubblica (86 milioni di euro deliberati dal Cipe il 26 febbraio 2014) e il suo prossimo rilancio (con una delibera Cipe prevista per il mese prossimo); la semplificazione e la tutela della legalità nell’assegnazione e nell’attuazione dei lavori con misure più rigorose contro l’infiltrazione criminale e regole più certe per la semplificazione degli interventi di ricostruzione. Infine, la trasparenza e la piena informazione dei cittadini, per dare conto a tutti di come si spendono le risorse pubbliche. E tra qualche settimana ci sarà un’operazione trasparenza anche su tutti i dati della ricostruzione. Perché”, conclude Renzi su Facebook, “non c’è controllo più efficace di quello dell’opinione pubblica. La natura non si può controllare, la politica va controllata centimetro dopo centimetro. Dopo troppe promesse, siamo finalmente passati all’azione. I soldi adesso ci sono: spenderli bene è un dovere in memoria di chi è morto, ma anche come segno di rispetto per i sopravvissuti che vogliono ancora credere nella cosa pubblica”.

Di quella visita più volte annunciata dallo scorso mese di agosto e altrettante volte rinviata, Renzi non fa parola. Ma in questi giorni, lo staff del premier ha telefonato alla segreteria del sindaco Cialente per chiedere di accelerarne l'organizzazione, sottolineando che a breve verrà comunicata la data (probabilmente proprio il 20 aprile).


Intanto, sui social network si è accesa la polemica sull'assenza pesante dei rappresentanti di governo a L'Aquila. Il presidente dei deputati di Forza Italia, Renato Brunetta, ha affidato a Twitter la sua replica all'annuncio del premier: “Renzi spudorato e falsificatore. Mente su tutto, anche sull’Aquila, pur di fare audience”. Di tutt'altro tenore il tweet della presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, che si è detta “vicina agli abruzzesi che quella notte di sei anni fa hanno perso i loro affetti e le loro certezze. L’Aquila deve tornare a vivere”.

In mezzo restano come sempre gli aquilani. Gli stessi che si sono ritrovati lungo le strade della città con in mano fiaccole e manifesti che gridavano rabbia e indignazione. “Il fatto non sussiste ma uccide”, è la scritta che campeggia su uno striscione, e il pensiero va subito alla recente assoluzione in Appello di sei su sette degli ex componenti della Commissione Grandi Rischi, in relazione all’errata valutazione del rischio sismico alla luce dello sciame in atto da mesi. Una sentenza che porta con sé l'ultima grande beffa per i parenti delle vittime: lo Stato vuole indietro i soldi da chi ha ricevuto un modesto risarcimento dopo la condanna in primo grado della stessa Commissione.

La Protezione civile ha inviato una lettera ai parenti delle 309 vittime, in cui chiede di restituire le somme avute: in totale 7,8 milioni di euro. Così c'è chi, come Tonino, senza casa e senza lavoro, ora deve trovare le forze per rifondere allo Stato 30 mila euro. Tanto gli è stato dato per aver perso sotto le macerie due figlie e la compagna di una vita.