Dopo l'articolo sull'intenzione di ripristinare l'indennità di funzione, una nuova riunione-lampo del Comitato che si occupa del personale ha proposto lo stop agli aumenti. Una decisione che capovolge (e contraddice) quella precedente. Nel giro di appena 48 ore

Contrordine compagni, l'aumento in busta paga non s'ha da fare. A un giorno e mezzo dalla pubblicazione dell'articolo con cui l'Espresso  ha denunciato l'intenzione di ripristinare l'indennità di funzione per i dipendenti, Montecitorio fa marcia indietro sulla decisione. Con una riunione-lampo del Comitato per gli affari del personale (Cap) convocata dopo appena 48 ore e che di fatto annulla la precedente.

Il pretesto per far passare la retromarcia per una vigorosa azione di contenimento della spesa lo dà una lettera della vicepresidente del Senato Valeria Fedeli. La parlamentare guida infatti nell'altro ramo del Parlamento un analogo organismo (che a Palazzo Madama si chiama, con una certa sontuosità, Rappresentanza permanente per i problemi del personale). E cosa scrive la senatrice, nella risposta all'omologa di Montecitorio Marina Sereni? Che dopo l'incontro avuto da Laura Boldrini e Piero Grasso proprio su questo tema, bisogna subito riaprire il confronto sulla "armonizzazione" dello status dei dipendenti. Ovvero procedere verso lo stesso trattamento economico in vista dell'istituzione del ruolo unico dei dipendenti del Parlamento. A cominciare proprio dalla proroga del blocco dell'indennità di funzione.

Peccato che il Comitato della Camera (col solo voto contrario del rappresentante Cinque stelle Riccardo Fraccaro e l'astensione del forzista Gregorio Fontana) abbia appena votato per ripristinarla integralmente a partire dal nuovo anno, con un aggravio di spesa di 1 milione e 262 mila euro. Ma soprattutto che la notizia, che sta facendo il giro del web, non solo non sia stata accolta con particolare favore ma sta provocando indignazione.

Come fare dunque? Sfruttando l'appiglio fornito dalla lettera della Fedeli, si convoca una nuova riunione in tutta fretta, con un preavviso minimo: la mail di convocazione arriva alle 10 e informa che la seduta è fissata per le 14. Un lasso di tempo mai così stretto, anche se all'Ufficio di presidenza che deve ratificare la decisione manca ancora una settimana.

L'importante, del resto, è correre ai ripari il prima possibile. Possibilmente facendo passare il messaggio che, ben lungi dal ripristinare privilegi, la spending review va avanti. "La lettera della vicepresidente Fedeli ci deve indurre a una ulteriore riflessione" esordisce la Sereni. E "l'ulteriore riflessione" alla fine arriva. A metà pomeriggio, appena due giorni dopo aver deciso il contrario, il Cap può così annunciare l'intenzione di "confermare la riduzione delle indennità di funzione - i cui effetti sarebbero venuti a scadenza il 1° gennaio 2016 - fino all’approvazione di una nuova disciplina comune ai due rami del Parlamento che renda omogenei i rispettivi importi".

E già che c'è il Comitato cambia idea pure sull'adeguamento automatico delle retribuzioni: un accordo sindacale del 2011 aveva previsto, dopo un quinquennio, un aumento degli stipendi dell'1% e lo scorso 26 novembre era prevalsa l'idea di acconsentire. Ora non più: la proposta, anche questa da sottoporre all'Ufficio di presidenza di Montecitorio, è di dilazionare ulteriormente l'intesa. Anche se su questo, trattandosi di materia contrattuale, ci vorrà il consenso dei sindacati. E già si preannuncia battaglia.