Film comici e d’autore, prime donne e caratteristi, ?serie tv, blockbuster e laboratori di animazione. ?Dall’Irpinia a Capri, l'intera regione è un'esplosione di location

«Tu chi si', strunz'?», dice Peppe Lanzetta a Daniel Craig. E, anche se pochi minuti dopo il Lanzetta volando giù da un ballatoio scompare per i restanti 145 minuti di “Spectre”, il fatto resta. Un napoletano dà dello “strunz’” a 007 e il pubblico ci crede. Ma sarebbe stato possibile senza il successo di “Gomorra” film e serie? Sarebbe stato possibile senza un Oscar a “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino? Senza l’esplosione internazionale di uno star system che sta avvolgendo la Campania in una nuvola di celebrità in casa e all’estero?

I FATTI SON QUESTI

Il primo incasso italiano dell’ultima stagione è “Si accettano miracoli” del napoletano Alessandro Siani con oltre 15 milioni di euro. Al top della power list di “Ciak” (testata di riferimento del nostro cinema) ci sono il citato Siani più Sorrentino e Mario Martone. La Coppa Volpi all’ultimo festival di Venezia l’ha vinta una napoletanissima Valeria Golino in “Per amor vostro” di Giuseppe Gaudino.

E d’ispirazione napoletana è anche il prossimo cinepanettone di Aurelio De Laurentiis (produttore e, per inciso, anche presidente della Calcio Napoli). Le voci dicono l’avesse titolato “Natale a Gomorra”, poi ravveduto l’ha ribattezzato “Natale col boss” ma la guest star resta partenopea: Peppino di Capri che canta “Champagne”.

È il segno di una “Napoli vague” che tutto afferra. Cinema comico e d’autore, prime donne e caratteristi, serie tv e filmoni blockbuster, più indipendenti di genio e laboratori d’avanguardia nel campo dell’animazione. Ecco una breve guida al cinema made in Campania.
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TERRA DI CINEMA

Da Castellammare al Sannio, dall’Irpinia a Caserta, dal litorale Domizio all’area flegrea, Capri e Ischia. La Campania è tutta un set. Dietro questa esplosione di location c’è il lavoro capillare di una film commission, ovvero quella benemerita istituzione che in ogni regione agevola, propone, dispone, accoglie e persino finanzia le produzioni di serie e di film.

Dalle parole del direttore della Film Commission Campania, Maurizio Gemma, si apprende che in dieci anni ben 500 progetti hanno lì visto la luce: mega produzioni hollywoodiane come “Angeli e Demoni” alla Reggia di Caserta o “Love is all you need”, che ha portato Pierce Brosnan in Costiera Amalfitana; grandi produzioni nazionali (i film di Matteo Garrone, Martone e Sorrentino) fiction e serie popolari (tipo “Capri” o “Il coraggio di Angela”).

Nell’elenco c’è la scoperta di luoghi che vanno dall’acciaio del centro direzionale di Napoli in un noir alla “Perez” agli scorci eterni del Cilento di “Noi credevamo”. Ed è una vera lotta quella intrapresa dalla FCCampania per strappare un film alla competizione a basso costo dell’Est Europa o del Nord Africa o spostare un set dalle porte di Roma al Sannio. Ma quando succede - sempre più spesso- è una manna.

Si calcola che una produzione medio bassa di un milione e mezzo di euro abbia una ricaduta sul territorio di circa 50mila euro al giorno tra acquisizioni di beni e servizi. Mentre l’impatto occupazionale tocca una media del 40 per cento del costo di produzione. Per non parlare dell’immenso e incalcolabile beneficio che arriva dalla trasformazione dei luoghi in oggetto di desiderio e di sogno.

Un film di successo come “Benvenuti al Sud” ha trasformato il borgo di Castellabate, in Cilento, in una kasbah di turisti. Qualcuno ha protestato ma indubbio è l’effetto sul valore degli immobili, sul turismo e sull’artigianato. Ne sanno qualcosa i laboratori di vetro e ceramiche che grazie a “Capri” hanno visto un’impennata di ordini o gli alberghi e ristoranti della costiera benedetti dall’esplosione di matrimoni grazie a Brosnan innamorato.

È NATA UNA STAR

Anzi parecchie. Lo star system napoletano ha già conquistato schermi oltre frontiera. E si dovrà dar pace Peppe Lanzetta se nonostante i tanti e begli scritti, il lavoro di drammaturgo e di attore teatrale, ha toccato il culmine della sua internazionale popolarità insultando James Bond. Mentre Maria Pia Calzone, dopo anni di militanza tra teatro e cinema, è solo con Donna Imma di “Gomorra” che ha superato se stessa e anche le Alpi.

Perché “Gomorra” film di Garrone e “Gomorrah” (titolo internazionale) serie per la regia di Stefano Sollima (venduta in oltre 50 Paesi del mondo), sono stati una fabbrica di star. E non solo Toni Servillo, ma anche Salvatore Cantalupo, Gianfelice Imparato, Sasà Striano che arriva all’Orso d’oro a Berlino grazie al “Cesare deve morire” dei fratelli Taviani o il giovane ossuto Ciro Petrone.

Poi, valgano come esempi, Marco D’Amore che è ormai immagine del nostro cinema d’autore o il boss Savastano-Fortunato Cellino, ora sui piccoli schermi americani nella terza stagione del thriller-horror “Hannibal”, mentre presto lo vedremo in un mega film: “Inferno” di Ron Howard, accanto a Tom Hanks. Ha solo due battute come Lanzetta in “Spectre”, ma di sicuro altrettanto definitive.

PRODUTTORI CORAGGIOSI

Ci sono quelli storici come Angelo Curti tra i fondatori dei Teatri Uniti e produttore tra l’altro dei primi film di Martone. Quelli di profilo internazionale come Nicola Giuliano e Francesca Cima accanto a Paolo Sorrentino dagli esordi all’Oscar. Quelli appassionati come Maria Carolina Terzi, braccio destro di Luciano Stella alla factory del cinema di animazione.

C’è un appuntamento nazionale dedicato: le “Giornate Professionali di Cinema” a Sorrento che ogni anno riuniscono una platea di esercenti, distributori, produttori artisti e giornalisti e consegnano l’ambito Biglietto d’Oro ai maggiori incassi della stagione.

E poi c’è la storia di Gaetano Di Vaio che di per sé è già film. Uno di quelli alla Dickens dove si racconta di un ragazzo di Scampia reduce da 16 collegi e una detenzione al carcere di Poggioreale, dove finalmente prende la licenza elementare grazie a un galeotto intellettuale e innocente che ha la fortuna di avere come vicino di cella.

Uscito di lì Gaetano fonda un cineclub “Figli del Bronx” che poi diventa casa di produzione e punto di riferimento del cinema d’autore napoletano (“Là-bas” e “Take five” di Guido Lombardi, “Radici” di Carlo Luglio e, in lavorazione, “Falchi” di Toni D’Angelo figlio di Nino).

Bella storia e tutta vera. Tanto vera che quella Coppa Volpi sollevata dalla Golino è in gran parte merito suo. Lottando come un leone, fu lui a trovare i fondi per permettere a Giuseppe Gaudino di girare “Per amor vostro”, dopo otto anni di inutili tentativi su un film giudicato dai più troppo artistico per rischiare anche un euro.

Con il suo vocione roco, Di Vaio sa come lottare per il cinema. Lo ha imparato dalla vita ma anche da Abel Ferrara, che conobbe grazie a Nino D’Angelo, e a quelle strane triangolazioni che capitano solo tra piazze e vicoli partenopei. Da quell’incontro nacque “Napoli Napoli Napoli” (docufilm del 2009), un’amicizia e la nuova vita di produttore del Di Vaio. Quella vecchia invece, oggetto dell’autobiografico romanzo “Non mi avrete mai” (Einaudi), Gaudino il prossimo anno la trasformerà davvero in film.

MAD IN NAPLES

Che in inglese vuol dire “matto” ma a Napoli invece è un sinonimo di magia e acronimo di “Musica animazione documentari”. Una factory al numero 33 di piazza del Gesù, nello stesso appartamento dove Vittorio De Sica giocava a carte (perdendo) con il figlio del portiere ne “L’oro di Napoli”. Qui ha trovato casa un laboratorio delle arti fondato dall’imprenditore cinematografico Luciano Stella, che ha il suo cuore nell’animazione e sta producendo un’esperienza unica sul territorio nazionale.

Il segno del successo è un intelligente film animato per adulti di ambientazione napoletana: “L’arte della felicità” di Alessandro Rak, disegnatore e regista che la felicità (almeno professionale) deve averla trovata. Dal momento che il film, dopo aver collezionato ogni genere di premi, ha vinto anche l’Oscar europeo dell’animazione.

Ancor più ambizioso è il progetto in corso: una “Gatta Cenerentola” liberamente tratta dalla favole di Giambattista Basile, più fratelli Grimm, più omonimo adattamento teatrale di Roberto De Simone. Ben quattro registi: Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Alessandro Rak e Dario Sansone; una vera e propria distribuzione Videa; un budget basso per un’opera di animazione, ma di tutto rispetto (un milione e mezzo circa).

E per le voci bravissimi attori: Maria Pia Calzone, Massimiliano Gallo e Alessandro Gassmann. Definito in listino “noir musicale in animazione”, diventa nelle parole di Luciano Stella: «Una storia onirica e viscerale ambientata nel porto umido e oscuro di una Napoli senza tempo». Che è la vera protagonista e anima di una scena creativa che non smette di produrre immaginario, e dunque cinema-teatro musica.

«Un territorio», prosegue Stella, «di continua tensione tra tradizione e modernità, dove mai nulla è “ortodosso” che qui suona “orto di ossa, orto di morto”. Nelle tante radici e osmosi che ci hanno lasciato culture e popoli diversi passati di qui, c’è invece la vita». E dove c’è vita, c’è cinema.