L'attacco da un drone armato con bombe a guida laser. Il Pentagono è convinto di aver ucciso Abu Nabil al Anbari, veterano delle guerre d'Iraq considerato il regista dei massacri del museo del Bardo e delle spiagge di Sousse.

Nelle stesse ore in cui i kamikaze dello Stato islamico scatenavano il terrore a Parigi gli americani hanno colpito il comandante del Califfato in Libia. L'operazione dell'intelligence sarebbe partita nella tarda serata di venerdì 13, esattamente un anno dopo la proclamazione della provincia libica dell'Is da parte di Al Baghadi. Obiettivo: Abu Nabil al Anbari, ritenuto il leader dei tre distretti - in arabo wilayet - creati nel paese. Un veterano delle guerre d'Iraq considerato il regista dei massacri del museo del Bardo e delle spiagge di Sousse.

L'attacco finale sarebbe stato lanciato poco prima dell'alba di oggi, probabilmente da un drone armato con bombe a guida laser. Pur non potendolo affermare "al 100 per cento, il Pentagono è convinto di avere ucciso il luogotenente del Califfato. Al Anbari è un ex graduato della polizia irachena, poi detenuto nel carcere di Abu Grahib e passato nei ranghi dello Stato Islamico. Al Baghdadi in persona lo avrebbe inviato in Libia nel 2014 per supervisionare l'offensiva locale delle bandiere nere.

Il sito specializzato Defense One - che per primo ha diffuso la notizia - sottolinea come i vertici militari francesi nelle scorse settimane abbiano chiesto a Washington un maggior impegno contro il terrorismo islamico in Libia. Parigi ha truppe schierate lungo la frontiera sahariana del paese ma teme che le basi dell'Is in Tripolitania possano trasformarsi nel trampolino di lancio per l'espansione del fondamentalismo armato in tutto il Maghreb. E da lì moltiplicare gli assalti in Europa grazie alla disponibilità di armi ed esplosivi presenti negli arsenali di Gheddafi.

Proprio nel numero in edicola l'Espresso rivela che i kamikaze tunisini autori della strage nel Museo del Bardo -24 morti tra cui quattro turisti italiani - sono stati addestrati in queste basi. E hanno messo a segno il loro attacco anche grazie alla complicità di uno scafista, uno dei trafficanti che gestiscono i viaggi dei migranti verso l'Italia. Ma in Libia ci sono anche combattenti sauditi, egiziani, algerini, siriani. Il segno dell'importanza che il Califfato assegna al paese centrale nel Mediterraneo.

L'attacco contro il capo libico dell'Is infine aumenta i rischi di rappresaglie sul suolo italiano. I droni e gli aerei statunitensi che bombardano in Libia decollano dalla Sicilia. Una circostanza ben nota agli strateghi del terrore.