Il saldo dei contratti attivati è positivo, ma è merito soprattutto degli sconti contributivi riservati a chi assume. Una misura onerosa per la casse pubbliche, che crea dipendenza e sta già perdendo slancio

Ci sono numeri e numeri. Nei primi otto mesi del 2015 sono stati sottoscritti 90 mila contratti a tempo indeterminato in più. Frutto di 1.164.866 nuovi rapporti, a fronte di 1.073.203 cessazioni. Nei numeri positivi c'è anche la trasformazione di 331 mila contratti a tempo determinato in stabili.

Il premier Matteo Renzi ha celebrato il saldo positivo con un Tweet: “Più assunzioni (oltre 90mila), più stabilizzazioni (oltre 300 mila). Il Jobsact porta più diritti e più lavoro”.

Merito del Jobs Act, come dice Renzi? La risposta è nei numeri. I nuovi posti di lavoro hanno avuto un balzo tra marzo e aprile. Da allora l'incremento, che in un Paese in ripresa dovrebbe prendere slancio, si è affievolito. Un trend che vale sia per il numero complessivo dei posti di lavoro sia per quelli a tempo determinato.

Sono passati cinque mesi dal lancio della riforma del Lavoro e otto dal varo della decontribuzione per le aziende che assumono a tempo indeterminato. Lo sconto fiscale permette di risparmiare fino a 8.060 euro all'anno per tre anni. Più o meno un terzo dei costi. Una bella spinta, che costerà allo Stato 12 miliardi tra il 2015 e il 2017 ma sembra già afflosciarsi.


Lo sconto contributivo doveva essere la miccia capace di innescare la ripresa. Il mercato del lavoro, invece, pare ancora spento. La conferma arriva dal peso degli incentivi sul totale dei nuovi contratti stabili. Sono stati 790.685 i rapporti di lavoro instaurati nei primi otto mesi dell'anno con l'esonero contributivo: i due terzi del totale.

Come mostra il grafico sotto, l'andamento dei contratti a tempo indeterminato segue in maniera lineare quello dei nuovi rapporti di lavoro ottenuti passando dagli sconti fiscali. Assumere senza incentivi è ancora complicato.



Anche la stabilizzazione di contratti a termine ha seguito gli incentivi più che la ripresa.



Il bonus rischia di essere una droga, che crea una dipendenza tra nuovi posti di lavoro e decontribuzione. Un rischio che (al momento) sembra andare contro la celebrazione del Jobs Act. E pone un problema. Lo sconto è stato previsto dalla Legge di Stabilità e vale per i nuovi contratti stipulati nel 2015.

Per rinnovare la misura, che a questo punto pare fondamentale per sostenere le assunzioni, serve aprire di nuovo il portafogli nella Legge di Stabilità 2016. Il governo non può correre rischi, ma dovrà fare i conti anche con le esigenze di bilancio. Gli sgravi saranno prorogati per il 2016, anche se con un bonus dimezzato e una durata minore. Tradotto: 8 mila euro in due anni. Un terzo di quanto è possibile risparmiare oggi. Basterà per riscaldare il mercato del lavoro? La miccia è costosa e non potrà essere tenuta accesa a lungo.