L'estrema destra greca brinda al risultato elettorale che la mette al terzo posto tra le forze politiche in campo. E i suoi vertici pronosticano: "Syriza tra due anni fallirà e noi prenderemo i suoi voti"

Alexis Tsipras vince. Il suo governo fallisce. E a quel punto, massimo sei mesi, toccherà ad Alba Dorata. Il leader di Syriza non è ancora primo ministro, e già sono comparsi i gufi. Gufi neri e molto minacciosi, come Theodoros Koudounas, uno dei fondatori di Alba Dorata, che domenica in un'intervista si è detto contento della vittoria di Syriza, perché ora «non si potrà più dire che la sinistra non ha mai governato». «Tra sei mesi il suo fallimento di governo la farà scendere al 15 per cento, e tra due anni al 4. E sapete dove andranno quei voti? Andranno a noi di Alba Dorata».

L'estrema destra greca festeggia sobriamente. Da un lato, infatti, vede scendere di pochissimo sia la sua percentuale, che ora è al 6,3 (era al 6,9), sia il numero di seggi (da 18 a 17), ma dall'altro questo risultato la spinge addirittura al terzo posto. Una conferma netta per una formazione di ispirazione nazista sin nel logo.

Alba Dorata continua dunque a far paura, tanto più che la crescita dell'estrema destra europea si sta dimostrando tutt'altro che un fenomeno passeggero. Se infatti in Francia il Fronte Nazionale di Marine Le Pen ha raggiunto il 24,86 per cento alle elezioni europee di maggio e la sua leader minaccia di vincere le prossime presidenziali, in Italia la Lega Nord, a cui guarda con simpatia la stessa Alba Dorata, secondo alcuni sondaggi sarebbe terza forza con il 15 per cento, anche grazie a un linguaggio sempre più xenofobo.

Ma la destra radicale e populista è in buona salute un po' ovunque, da quel Regno Unito in cui l'Ukip di Nigel Farage rimane stabile nei sondaggi, a quella Svezia in cui gli ex neonazisti di Sweden Democrats hanno raggiunto il 12,9 per cento dei voti alle elezioni nazionali di settembre, raddoppiando i consensi e finendo, anche loro, terzi.

Il caso di Alba Dorata è però ancora più clamoroso. Se guardiamo ai raggruppamenti che si sono formati in seno al Parlamento europeo, infatti, possiamo distinguere l'estrema destra in tre fazioni. Sebbene le divisioni siano spesso frutto di giochi di potere e di antipatie personali dei leader di partito, c'è la destra populista del gruppo “Europa della libertà e della democrazia diretta” che ad esempio vede a braccetto l'Ukip e gli Sweden Democrats (alla formazione ha aderito anche il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo).

La Lega Nord e il Front National sono ancora più a destra e insieme agli austriaci del Partito della libertà si riconoscono nel “Movimento per un'Europa delle Nazioni e della Libertà”, che però non ha i numeri per formare tecnicamente un gruppo al Parlamento. Ebbene, Alba Dorata è ancora più a destra, nel “Fronte nazionale europeo” di cui fanno parte l'italiana Forza Nuova di Roberto Fiore e i neonazisti tedeschi dell'Npd, il partito nazionaldemocratico (nel panorama italiano, i greci sono vicini anche a Casapound).

Alba Dorata è una formazione nazionalista e razzista. Il suo leader Nikolaos Michaloliakos, matematico di 57 anni, in passato ha proposto l'uso di mine per fermare gli immigrati illegali e ha negato l'esistenza delle camere a gas a Auschwitz. Inizialmente, nel 1980, Alba Dorata era solo una rivista che sosteneva la giunta militare. Poi nel 1993 si è trasformata in un partito, con al centro l'idea di una Grande Grecia oltre gli attuali confini. Ma è solo nel 2007 che, dopo alterne vicende, il partito viene rilanciato, puntando prima sulla lotta contro l'immigrazione e poi anche contro l'Europa e l'austerity. Alle elezioni nazionali del 2012 prende così il 6,97 per cento dei voti e 21 seggi, che alle consultazioni indette eccezionalmente il mese successivo scendono a 18, ottenuti con il 6.92 per cento.

A settembre del 2013 Michaloliakos viene arrestato insieme ad altri nove parlamentari per l'assassinio del rapper antifascista Pavlos Fyssas. Sono sospettati di essere una “organizzazione criminale” che avrebbe ordinato omicidi e violenze su immigrati, e forse proprio per vendicare l'omicidio di Fyssas il primo novembre di quell'anno due militanti di Alba Dorata vengono uccisi fuori dagli uffici del partito.

È da lì, da dietro le sbarre, dove sono in attesa di giudizio, che Michaloliakos e i suoi hanno guidato sia questa campagna elettorale sia quella che ha visto il partito arrivare al 9,39 per cento alle europee di maggio. È da lì che oggi Michaloliakos festeggia e dice con un messaggio registrato: «Abbiamo raggiunto questa grande vittoria nonostante non ci sia stata garantita un'elezione equa e democratica, come la chiama questo regime, avendo dovuto fare campagna tramite un telefono a gettoni. Tutti hanno combattuto per tenerci lontano ma hanno perso. Alba Dorata ha vinto».

Per legge, se i primi i due partiti non riescono a formare un governo, il Presidente della Repubblica deve dare mandato al terzo. Non succederà. Ma il fatto che si possa anche solo immaginare questo scenario la dice lunga sul risultato di Alba Dorata.

La rabbia dei greci, stremati dalla crisi e dalle misure di austerità, si è trasformata questa volta in speranza. Gli elettori hanno voluto dare una chance al volto giovane e gentile di Alexis Tsipras, che infatti dopo il trionfo ha detto che «i greci oggi hanno fatto la storia, la speranza ha fatto la storia». Ma se questa speranza dovesse fallire, allora c'è davvero il rischio che la rabbia dei greci trovi espressione solo in una furia. Come quella di Alba Dorata.