In Regione via libera a un provvedimento  che permette di percepire in anticipo il Tfr direttamente in busta paga. Più di 60 mila euro a testa, senza alcuna giustificazione e in ogni momento. Ma la notizia scatena l'indignazione e  D'Alfonso fa marcia indietro: 'Io non c'ero quel giorno, questa legge non la promulgo'

In Abruzzo, il regalo di Natale, i consiglieri regionali se lo sono già fatto. Pochi giorni fa hanno approvato la modifica alla legge che permette loro di  percepire in anticipo l'indennità di fine mandato (Tfr), direttamente in busta paga. Più di 60 mila euro a testa che da oggi possono intascare senza alcuna giustificazione e in ogni momento. O meglio, per citare esattamente il testo ritoccato, “in qualsiasi tempo”. Sono bastate un paio di righe aggiunte all'articolo 2 della norma in questione (la 40 del 2010), per dare il via libera a un provvedimento per lo meno fuori luogo, visti i tempi e la difficile situazione economica che si trovano ad affrontare gli abruzzesi. Un privilegio che i politici si sono concessi nel più totale riserbo, proprio mentre la Regione ha problemi finanziari così seri da rischiare di non poter pagare neppure gli stipendi ai lavoratori. Una mossa, quella per ottenere il Tfr anticipato, che è stata inserita addirittura “fuori sacco”, cosa che avviene quando l'argomento ha un'urgenza tale da essere discusso anche se non è all'ordine del giorno.

Ma il regalo di Natale che si sono fatti i consiglieri regionali abruzzesi, non è piaciuto alla gente. La notizia pubblicata sull'ultimo numero de L'Espresso ha fatto velocemente il giro della rete sollevando clamore e indignazione, e a fare marcia indietro è stato lo stesso presidente della Regione, Luciano D'Alfonso (Pd). “Non promulgherò questa legge fino a revoca”, afferma, “io non c'ero il giorno in cui l'hanno approvata”. E D'Alfonso, che in campagna elettorale tuonava contro i provvedimenti “fuori sacco”, oggi si ritrova una patata bollente tra le mani. “Si tratta di una norma intrusa”, dichiara, “che non era nel programma e che non ha ragione di esistere”.

Qualche problema allora potrebbe sorgere con la maggioranza di governo, che lo stesso D'Alfonso non sa come giustificare se non con un senso di tardivo pentimento: “E' stata fatta un'operazione di valutazione leggera, penso se ne siano pentiti”. Ora, il governatore si trova a dover affrontare una situazione di conflitto con l'assemblea. In effetti, stando allo Statuto della Regione Abruzzo, la legge va promulgata entro venti giorni dal presidente della Regione e non è prevista la “non promulgazione”. Ma lui assicura, “non andrò avanti, io questa legge non la promulgo”.

Intanto, fa discutere anche l'atteggiamento della minoranza che ha votato compatta a favore. Ad astenersi sono stati solo i 5Stelle. Un atteggiamento condiviso che, grazie al metodo del fuori sacco, ha permesso ad una modifica del genere di rientrare a margine di provvedimenti seri, come i contributi destinati al credito agrario e quelli alla provvidenza in favore delle famiglie abruzzesi. In questo calderone è stato inserito l'emendamento-privilegio, presentato dal vice presidente del Consiglio regionale, Lucrezio Paolini (Idv), e accolto con sorniona benevolenza dall'assise.