Il nuovo modello femminile più curvilineo? E' una conquista se indica un maggiore agio nel rapporto delle donne con il proprio corpo. Colloquio con Lorella Zanardo, autrice di un celebre documentario sul corpo delle donne

Di Lorella Zanardo tutti conoscono il documentario sul corpo delle donne. La sua critica è dura: siamo prigioniere, anche se abbiamo l'illusione di scegliere un modello. È sempre così?
«Le eccezioni ci sono, ma a 30-35 anni gli stereotipi sociali hanno fatto danno. Bisogna partire dalle ragazzine: negli ultimi anni non ho fatto che andare nelle scuole per suscitare una riflessione».

Ma va peggio o meglio?
«Io sono cresciuta con la tv. C'era un solo canale, poi due, qualche settimanale femminile. Oggi le ragazzine subiscono una pressione insostenibile, un bombardamento: la pubblicità, le serie, internet, sono espressione di una cultura pervasiva che tendiamo a sottovalutare».

Pessimista?
«Al contrario: negli ultimi anni sono successi miracoli. È un segnale positivo che si affermino bellezze differenti. Penso a Kate Winslet che ama le sue curve, o a Kim Kardashian. Il caso di Kate Upton è interessante, e ancora diverso: è fresca, naturale, orgogliosa. In Italia purtroppo mancano modelli di riferimento, mentre abbondano orrende pubblicità sessiste, come quella del fotovoltaico con la ragazza sui pannelli solari: "Montami a costo zero". Però mi sembra che le gabbie si stiano aprendo. Amiamoci, amiamo i nostri corpi!».

C'è un metodo per imparare?
«In una scuola del Sud ho seguito un seminario di fotografia. Le ragazze scattavano le immagini, le sceglievano. Erano nude, anche se non riconoscibili. Ho visto una serenità dei corpi che mi ha riempito di gioia: non c'era l'ansia della posa, solo coscienza di sé. Potenza femminile».

Che cosa ci dobbiamo augurare?
«Che il contenuto prevalga sul contenitore: sarebbe un traguardo. Ho visto "La Grande Bellezza", con un Toni Servillo rugatissimo, meraviglioso, nonostante dimostri più anni. Piace, fa sesso. Vorrei che alle donne accadesse la stessa cosa, trasmettere fascino a sessant'anni. E che la bellezza "curvy" non finisse archiviata nel modello
"sex shop", ma in "libertà"».