I maxi progetti edilizi. Le infiltrazioni della 'ndrangheta. Le intimidazioni agli ambientalisti. È bufera sulla città lombarda

Non sono stati soltanto i botti di Capodanno, a scandire l'ingresso nel 2013 di Pavia. La sera del 30 dicembre qualcuno ha dato fuoco al seminterrato della casa dove vive Giovanni Giovannetti, editorialista del settimanale corsaro "Il lunedì", in prima fila contro l'intreccio occulto tra abusivismo edilizio e interessi delle mafie in Lombardia.

Un episodio tutt'altro che isolato. Poche settimane prima, lo stesso Giovannetti ha trovato la finestra della cucina forzata, con armadi e cassetti aperti nelle stanze senza che nulla fosse stato rubato. «Il gioco oscuro delle intimidazioni», lo definisce lui. E nella stessa categoria, inserisce altri "incidenti" avvenuti in città a fine 2012. «Il 15 dicembre, per esempio, ha preso fuoco l'Opel Astra del consigliere comunale di opposizione Walter Veltri, fratello dell'ex sindaco Elio». Dopodiché hanno conquistato un posto in cronaca anche le croci nere apparse sul portone dello studio di Franco Maurici, avvocato noto in provincia per le battaglie ambientaliste.

«Il messaggio è esplicito: la lobby sporca del cemento vuole spaventarci», commenta Walter Veltri. E a nome pure di Giovanetti e Maurici, schierati assieme a lui nella lista civica Insieme per Pavia, aggiunge: «Non ci faremo intimidire. E soprattutto insisteremo a censurare il degrado etico della città, sempre più vittima dei poteri forti e sempre meno esempio di politiche illuminate». L'opposto del ritratto tratteggiato dal sindaco Alessandro Cattaneo, Pdl, trentaduenne apprezzato dalla nouvelle vague montiana. Dal suo punto di vista la parola essenziale è "ottimismo". «Pavia», ricorda, «vanta un'importante tradizione industriale», e malgrado i tempi grami «guarda avanti con lucidità». Una prospettiva di sviluppo che dovrebbe passare, sulla carta, attraverso la riconversione «delle aree dismesse da fabbriche come Snia e Necchi», puntando in parallelo sullo «sviluppo sintonico tra il polo sanitario e quello dell'università, che ha festeggiato 650 anni di vita». Quanto al pericolo delle infiltrazioni criminali, Cattaneo è sereno: «Non siamo un'isola felice, ma abbiamo l'ossatura sana per contrastare qualunque incursione».

Sarà. Resta il dettaglio che, il 6 dicembre scorso, l'ex direttore dell'Asl di Pavia Carlo Chiriaco è stato condannato a 13 anni di carcere: 11 per concorso esterno in associazione mafiosa e due per turbativa d'asta e intestazione fittizia di beni. Di più: al termine dell'inchiesta "Infinito", condotta da Ilda Boccassini, è stato condannato a 18 anni anche l'avvocato pavese Pino Neri, secondo i magistrati uomo perno della 'ndrangheta. Uno shock, per i più distratti. Non certo per Giovannetti e compagni, i quali da anni sono impegnati contro le disinvolture locali. «Chiriaco, per rendere l'idea, è stato responsabile del tesseramento per il Pdl, nonché uno tra i protagonisti della campagna elettorale di Cattaneo», fa notare Veltri. Inoltre, aggiunge Giovannetti, «è stato spiacevole apprendere che Cattaneo ha incontrato Neri per ben due volte: una nello studio di questo legale in piazza della Vittoria, e un'altra addirittura a casa di Neri a San Martino Siccomario».

Ciò non basta a mettere in dubbio la correttezza del sindaco, ribattono i suoi sostenitori. Ma insomma: Neri, al momento dei fugaci incontri con Cattaneo, aveva già subìto una condanna a nove anni per narcotraffico. «E comunque è il clima d'insieme», interviene Maurici, «a generare inquietudine». Perché è svanito «il senso delle regole, e in questo effluvio di disinvoltura avvengono piccoli e grandi abusi». Tipico caso, a detta degli ambientalisti, il cosiddetto Green Campus: «Oltre 300 appartamenti che, invece di estendere l'ospitalità universitaria, sono finiti in vendita sul libero mercato». Per non parlare dell'esposto che l'associazione Italia Nostra ha presentato in Procura il 29 novembre. Cinque pagine contro la costruzione di un «complesso residenziale» su uno degli ultimi spazi verdi nel centro urbano (l'ex orto del convento delle Clarisse): «Un'area», dice l'esposto, che a norma di legge rientrerebbe tra quelle «inedificabili». E che dovrebbe restare tale, senza «alterazioni dell'impianto arboreo».

Storie prevedibili, tutto sommato. Basti pensare che dagli anni Novanta a oggi la città di Pavia ha perso 18 mila abitanti (ora sono 71 mila), mentre dalle statistiche recenti gli appartamenti sfitti risultano 3 mila. «Eppure», dice Giovannetti, a fronte «del decremento demografico, nell'arco di mezzo secolo lo spazio coperto dagli abitati è più che raddoppiato, schizzando da quota 3,4 per cento a 9,7». Una tendenza che colloca Pavia ai primi posti in Regione, e che s'interseca ancora una volta con storie poco felici. Nel senso che in questo cemento show, sono attualmente indagati per associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e truffa il dirigente comunale all'Ambiente Angelo Moro, il funzionario del medesimo assessorato Vittorio Rognoni e il responsabile dei Lavori pubblici Francesco Grecchi.

«Il tutto», interviene l'avvocato Maurici, «mentre Italia Nostra e Legambiente lottano a colpi di ricorsi contro l'avvento di un centro commerciale che dovrebbe occupare nell'insieme 217 mila metri quadri a Borgarello»: località alle porte di Pavia, ma soprattutto a un chilometro in linea d'aria dalla famosa Certosa, frequentata ogni anno da un milione di visitatori. «Finora», dice Legambiente, «è stato eliminato dal progetto un albergo alto 13 piani».

Ma oltre al quadro generale, preoccupa l'origine dei denari da investire. «Risulta infatti che la società Progetto Commerciale Srl, protagonista dell'operazione, abbia un capitale sociale di appena 250 mila euro», riferisce Maurici. E allora chi metterà gli 11 milioni previsti per le infrastrutture, e gli ulteriori 100 milioni ipotizzati per il centro commerciale vero e proprio? «Attualmente», ha dichiarato Alberto Serughetti, responsabile legale della Progetto commerciale srl, «ci sono due fondi d'investimento: uno russo e l'altro belga». Quanto al pool di imprenditori che dietro le quinte vuole questo business, Serughetti ha comunicato l'esistenza di una «multinazionale»: di cui però, secondo Maurici, «non si conosce il nome e tantomeno il profilo azionario».

«Possono essere sufficienti, simili affermazioni, per garantirci che questa ghiotta torta non finisca in bocca al malaffare?», chiede il consigliere Veltri. La sua risposta è «no». Anche perché troppo spesso capita, a Pavia, che le avventure immobiliari assumano profili confusi. Come mostra la polemica cresciuta attorno all'area dell'ex Neca, dove un tempo sorgeva la fabbrica Necchi-Campiglio, e dove adesso è in corso un maxi recupero da 87 milioni di euro. «A maggio», racconta Paolo Ferloni, professore di Chimica fisica ambientale all'università di Pavia, «il Corpo forestale ha sequestrato i terreni». Il sospetto era che la bonifica non fosse stata condotta al meglio dalla proprietà (la società I.s.a.n., al 100 per cento controllata dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia). E anche se in seguito è arrivato il dissequestro, «le analisi svolte dall'Azienda regionale per la protezione ambientale, hanno evidenziato nelle acque della falda quantità di inquinanti superiori al lecito».

Da parte loro, i proprietari hanno sempre sostenuto la correttezza dell'operato. E avranno pure ragione. Soltanto che i sospetti, a Pavia, sono difficili da cancellare. «Soprattutto nel mezzo di una crisi economica», dice Renato Losio, segretario della Camera del lavoro, «che sta rendendo la città fragile, senza identità: inadeguata, insomma, a cogliere le opportunità future». Riflessioni che assumono un gusto ancora più speciale, se si considera che lo stesso compagno Losio è oggi indagato per il pagamento in nero di lavori svolti nei locali della Cgil.